La casa ai tempi della pandemia

Forse nessun fenomeno degli ultimi anni ha messo maggiormente in luce l’importanza dello spazio, in particolare il valore di quello abitativo, del periodo di lockdown subito da gran parte della popolazione mondiale durante la pandemia di COVID-19.

Obbligati dalle leggi e dalla paura abbiamo vissuto spazi domestici in modo intenso e prolungato. Ci siamo trovati ad esplorarli, odiarli, modificarli e affrontarli: in pratica abbiamo avuto modo di aprire gli occhi su un fenomeno che – per quanto possa sembrare banale – ha una importanza fondamentale per tutti, l’ambiente che ci circonda. L’impatto dello spazio sul nostro sistema cognitivo, infatti, condiziona inevitabilmente il nostro sistema corpo-mente, e di conseguenza l’interezza della nostra persona.

Non tutto il male viene per nuocere e, nel mezzo della pandemia, si può scorgere una serie di fenomeni evolutivi o di resilienza a livello collettivo e personale. Ad esempio lo sdoganamento del lavoro agile da remoto, favorito dal progresso tecnologico, ha cambiato la vita di molti lavoratori del terziario; mentre la prolungata quarantena ha permesso a tanti di rivalutare l’importanza degli spazi aperti e del verde.
Stiamo assistendo ad un cambiamento catastrofico che, allo stesso tempo, ci consente di cambiare prospettiva su come percepire tempo e spazio.

Una risposta molto simile si può ritrovare, da una prospettiva storiografica, nell’impatto che ebbe la devastazione delle città europee durante la Seconda Guerra Mondiale sullo sviluppo della ricerca in campo della psicologia architettonica. La necessità di riprogettare e ricostruire ha evidenziato un’esigenza di pensare agli ambienti e agli edifici come qualcosa di più complesso di un mero aggregato di materiale e tecnicismo, per quanto entrambi questi aspetti siano fondamentali per un fenomeno che lega indissolubilmente elementi hardware e software, corpo e mente, spazio e significato.
Emblematica la frase di Winston Churchill che nel 1944, durante la ricostruzione della Camera dei Comuni distrutta dai bombardamenti nazisti, disse: noi diamo forma ai nostri edifici; dopodiché sono loro a plasmarci.

 

Articolo scritto da

Dott. Tommaso Filighera, psicologo clinico, svolge attività di ricerca nell’ambito dei trend psico-sociologici e collabora allo sviluppo del format Psicologia dell’Abitare™️ presso TecMa Solutions, società specializzata in strategia d’impresa per aziende che operano nei settori di architettura, interior design e real estate.

 

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